Una Pandemia di disinformazione

stop fake news

Si stima che siano 9 milioni, ogni anno, gli italiani vittime di fake news e 15 milioni coloro che si affidano al web per cercare diagnosi, consigli e soluzioni ai propri mali. Dopo il medico di base e il farmacista, internet è la fonte di informazione medica più consultata dagli italiani forse perché il 73,4% della popolazione è convinta che “nel caso di piccoli disturbi ci si possa curare da soli”. (Indagine Censis “Il valore socio-economico dell’automedicazione”, realizzata in collaborazione con Assosalute).

Questi ultimi dati sono relativi all’epoca pre-Covid, quando il preoccupante dilagare di notizie false riguardanti la salute aveva già indotto il Parlamento Europeo a fondare una task force per occuparsi del problema e quando in Italia nacquero iniziative come Medical Facts di Roberto Burioni o Dottore…ma è vero che? Sul portale Fnomceo per fornire delle basi di informazioni concrete ai naviganti del web.

E se la questione era già caldissima nel 2019, il 2020 ha visto una forte escalation dovuta alla Pandemia di Covid19 che ha portato le persone di tutto il mondo a rivolgersi a qualsiasi tipo di mezzo per avere briciole di informazioni. In un periodo di estrema necessità di conoscenza tutti parlavano di tutto, divulgando fatti e notizie spesso basati su mere dicerie o frammenti di conoscenze scatenando così dibattiti e dicerie, ma anche corse all’approvvigionamento di medicinali, battaglie antivacciniste ecc. ecc.

Secondo il Rapporto Ital Communications-Censis, “Disinformazione e fake news durante la pandemia: il ruolo delle agenzie di comunicazione”, oltre 50 milioni di italiani (il 99,4% degli adulti) hanno cercato informazioni sulla pandemia da fonti quali tv, radio, stampa, internet e social network, ma il 65% di questi dichiara di aver ricavato principalmente confusione e paura. Dalla ricerca è emerso che solo un italiano su 4 si è rivolto al medico di famiglia per saperne di più mettendolo così al 4 posto come fonte di informazioni dopo media tradizionali, siti internet e social network. Questo report sottolinea come il web sia stato la principale fonte di diffusione di fake news e la ragione è da rintracciarsi nelle modalità di fruizione di quest’ultimo. Il mare infinito di internet è, appunto, un mare all’interno del quale sta al navigatore destreggiarsi e scegliere la rotta. Sono dunque più spesso le fasce più deboli e inconsapevoli che rischiano di cadere, più di altre, nelle trappole superficiali delle notizie false e delle dicerie senza nessun fondamento.

Le fake news durante la Pandemia

Tutti ricorderemo la frenetica corsa all’informazione a marzo 2020 quando ognuno di noi si rivolgeva a qualsiasi mezzo pur di avere un indizio in più su quello che stava succedendo in Italia e nel mondo. L’ansia e la confusione iniziale hanno reso il terreno fertile per la velocissima diffusione di brandelli di notizie senza nessuna verifica sulle fonti. La Pandemia è stata, in pratica, un’enorme cassa di risonanza per un telefono senza fili di portata mondiale.

Numerosissimi i presunti collegamenti tra il virus e Bill Gates, il tutto a partire da un’immagine circolata su facebook che sosteneva che il coronavirus fosse stato brevettato nel 2015 dal Pirbright Institute, un istituto britannico privato, finanziato da enti pubblici e fondazioni tra cui la Bill & Melinda Gates Foundation. Questa ed notizie decisamente infondate e mal trasmesse hanno alimentato per mesi la teoria del complotto secondo cui dietro alla diffusione del virus ci fosse proprio Bill Gates. 

Un’altra teoria del complotto, questa volta diffusa anche da media televisivi, era quella secondo la quale il virus fosse stato creato in un laboratorio di Wuhan nell’ambito di un programma segreto del governo cinese sulle armi batteriologiche.

Ancora, il filmato della ragazza cinese che mangiava un pipistrello è stato diffuso in maniera totalmente decontestualizzata (era ben più vecchio e non girato in Cina) così come le immagini di mercati in cui si evidenziavano le cattive condizioni igienico-sanitarie per imputare a queste la colpa della pandemia.

Innumerevoli anche le fake news circolate sulle cure miracolose o i trattamenti preventivi. Boom di vendite per gli integratori di vitamina C e condanna dell’ibuprofene apparentemente nocivo. Per concludere con tutta la disinformazione circolata e circolante sui vaccini, la loro somministrazione ed efficacia.

Fake news o cattiva comunicazione?

Le fake news sono sempre esistite, ma nell’ultimo anno abbiamo sperimentato sulla nostra pelle come, in una situazione di emergenza, ansia e paura, la popolazione sia più disposta a mettere in dubbio le proprie conoscenze per fare spazio a fonti non sempre attendibili o comunque mal verificate. Anche media autorevoli, quali tg di portata nazionale e testate giornalistiche storiche sono cadute, almeno una volta, nel flusso popolare di briciole informative circolate via facebook o whatsapp. La tempestività della notizia, il desiderio di arrivare per primi, di soddisfare la sete degli utenti ha fatto sì che spesso il processo di verifica delle fonti venisse accorciato o addirittura tralasciato, ma a quale costo?

Per mettere un freno alla comunicazione senza controllo nel 2020 è stata istituita dal governo l’Unità di monitoraggio per il contrasto della diffusione di fake news relative al covid-19 sul web e sui social network, ma questo non è bastato a generare stress e ansie come dimostrato dal report Censis. Il sovraccarico di dibattiti e contradditori pubblici degli esperti ha portato ad una comunicazione talvolta emotiva e a meno informazione. La disinformazione è spesso passata anche attraverso canali ufficiali e non solo dal web e in una situazione critica così lunga e di vasta scala una guida all’informazione è fondamentale per non creare ulteriore panico.

https://www.feicom.it/index.php/130-9-milioni-di-italiani-vittime-di-fake-news-prima-riunione-task-force-ue-contro-le-bufale-in-rete

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